Guardians of Divinity è l’ultimo action RPG sviluppato dal team di 37Games, autore del già recensito Nighfalls.
Anteprima di gioco
Inizialmente ci ritroveremo nel menù di creazione del personaggio: le modifiche estetiche sono pressoché inesistenti, ma potremo comunque scegliere fra tre classi diverse in base al nostro stile di gioco. I guerrieri compensano una generale lentezza con un approccio tank in cui attacchi fisici e difesa vengono massimizzati, gli arcieri prediligono il combattimento dalla distanza e confidano nelle varie tipologie di frecce disponibili, mentre i maghi possono sfruttare abilmente incantesimi di magia bianca e nera ma sono costantemente esposti agli attacchi ravvicinati. Il sistema di controllo si basa quasi unicamente sull’utilizzo del mouse anche se sono disponibili numerose hotkey, vere e proprie scorciatoie per accedere a schermate e attivare determinate funzionalità. Il mondo in cui muoveremo i nostri passi virtuali si chiama Divinity e, per quanto possa sembrare un’ambientazione fantasy già vista decine di volte, garantisce una notevole varietà di scenari e terre esplorabili. Purtroppo il sistema di auto-pathing ne preclude in parte la completa fruibilità, facendoci perdere numerosi oggetti e missioni extra. Nulla per cui disperare comunque, visto che quasi tutte le aree sono in realtà dei lunghi corridoi ramificati che assomigliano più a dungeon che non a vere regioni della world map.
La carne al fuoco è molta, almeno in apparenza, ma in realtà le partite a Guardians of Divinity annoiano fin troppo facilmente: ogni azione appare ridotta all’osso, riducendo l’interazione del giocatore a qualche click di conferma. Oltre al già citato auto-pathing, complice di eliminare l’esplorazione degli scenari, abbiamo anche a disposizione l’auto-combat, sistema che prenderà automaticamente le decisioni in combattimento attivando le singole skills in base alla situazione. Gli sviluppatori però non si sono fermati qui e hanno addirittura implementato l’auto-upgrade che livellerà per noi il personaggio, impostando la combinazione migliore di equipaggiamento e distribuendo i punti esperienza guadagnati. Tutti questi servizi possono naturalmente essere disattivati facendo qualche ricerca all’interno dei menù, ma ciò non cambia il fatto che saremo costantemente circondati da personaggi che si muoveranno come automi. Le quest vengono completate senza alcuno sforzo, a noi resta solo il “divertimento” di raccogliere le ricompense e il vantaggio di progredire più velocemente. Questo drastico abbassamento del livello di difficoltà è in realtà un’enorme limitazione che sminuisce lo stesso lavoro dei programmatori: casa delle aste, fabbro e cavalcature risultano così tutte aggiunte inutili ai fini del gioco, a tal punto che molti utenti nemmeno le utilizzano. Anche il sistema di quest ci è parso estremamente confuso, mentre il comparto multiplayer fa eccessivo affidamento sullo shop in-game favorendo spudoratamente chi decide di convertire qualche Euro in valuta virtuale.
La redenzione per il titolo 37Games è da ricercare (parzialmente) nell’ispiratissimo stile grafico: per quanto si tratti di un richiamo a tematiche fantasy piuttosto banali, siamo di fronte a un livello di dettaglio elevatissimo. Sprites e fondali risplendono alla grande sugli schermi più grandi, creando effetti veramente imponenti soprattutto nelle battaglie più caotiche. Le città pullulano di vita grazie ad animazioni sempre fluide e un’ottimizzazione curata; non siamo mai incappati in cali di frame rate o bug di alcun tipo e persino i caricamenti ci hanno soddisfatto appieno. Non mancano un paio di chicche artistiche sicuramente apprezzabili, fra cui effetti particellari in cel-shading e cutscenes che narrano sapientemente l’intreccio dell’opera. Peccato per alcuni menù decisamente confusi e per l’eccesiva abbondanza di pubblicità, sconti e offerte. L’unica vera pecca del comparto tecnico è tuttavia riscontrabile nella colonna sonora, non tanto per le composizioni quanto per l’infima qualità con cui vengono riprodotte.
Conclusioni
Guardians of Divinity è un esempio di come l’eccessiva semplificazione del gameplay possa annientare completamente il divertimento. Ci troviamo pertanto difronte a un gioco in cui il maestoso fumo del comparto tecnico tenta di nascondere senza successo una sostanza quasi inesistente.
Sito ufficiale: http://play.37.com/god/