Nato dalle giovani menti di dodici ragazzi danesi come progetto multimediale per il DADIU, la più famosa accademia europea di arti interattive, 1916 si è rapidamente guadagnato un’appassionata fanbase grazie al suo stile tetro e ai temi introspettivi trattati.
Di seguito cercheremo di analizzare nel dettaglio questo esperimento videoludico, pubblicato in occasione del centenario della prima guerra mondiale
Anteprima di gioco
In guerra non esistono vincitori. Questo è il messaggio cardine di 1916, astratta avventura grafica in prima persona che riesce a piegare facilmente i confini dei classici generi multimediali. Nel titolo odierno impersoneremo infatti un soldato tedesco al fronte, impegnato a difendere strenuamente la propria trincea; non conosciamo nient’altro del protagonista, né il volto né tantomeno il nome. L’unico obiettivo da perseguire sarà il ritrovamento di una scala, un meraviglioso simbolo di salvezza in grado di portarci fuori dall’orrore in cui viviamo. I controlli sono tipici degli FPS: WASD per muoverci, mouse per controllare lo sguardo, E per interagire con l’ambiente e SHIFT per effettuare un breve sprint. In 1916 di occasioni per sparare ce ne saranno davvero poche, soprattutto quando scopriremo l’immortalità di chi ci dà la caccia, nemici simili a dinosauri pronti a inseguirci lungo gli interminabili corridoi scavati nella terra.
Tutto ciò che vedremo sarà un vero e proprio incubo da cui dovremo scappare raccogliendo talvolta qualche oggetto chiave, come ad esempio una maschera a gas oppure una baionetta. Il ritmo di gioco è perfettamente bilanciato fra forsennate corse attraverso il labirinto immaginario della nostra mente e fasi più ragionate, di ricerca ed esplorazione. Il gameplay in se è molto scarno e l’interazione con l’ambiente si limita al raccoglimento di terribili lettere di guerra, scritte volutamente utilizzando un miscuglio di inglese e tedesco per attizzare la curiosità del giocatore. Optare per un tasso di difficoltà simile è stato inoltre un azzardo non da poco per gli sviluppatori, che obbligano a ripetere le stesse sequenze più volte prima di riuscire nell’impresa. Immedesimarsi negli orrori del conflitto (interiore) è quasi naturale, grazie al modo diretto e crudo con cui vengono trattati i diversi temi: follia, paura e attaccamento alla vita. 1916 è infatti una marea di emozioni che invitano l’utente a riflettere. Non vi riveleremo il finale, proprio per lasciarvi sperimentare di persona l’amara sorpresa che vi attende come coronamento dei vostri sforzi.
Parlare di produzione indipendente sarebbe un eufemismo: tutto quello che il gioco riesce a offrire è frutto di una dozzina di studenti scandinavi iscritti alla prestigiosa DADIU, ma il successo ottenuto è completamente meritato. L’aspetto visivo potrebbe risultare inizialmente destabilizzante, ma riesce a trasmettere alla perfezione l’ottica disillusa e amareggiata di un soldato al fronte. Il bianco e nero della pioggia combacia con la luce accecante emanata dalla pelle dei mostri che intralceranno la nostra corsa, coadiuvato egregiamente da un sistema di illuminazione al passo con i tempi. Il titolo è disponibile sia in versione scaricabile sia su browser game, ma in entrambi i casi non abbiamo notato eccessivi cali di frame rate o caricamenti troppo lunghi. Ottime anche le animazioni e gli effetti visivi, che insieme riescono a creare un’atmosfera tesissima e pregna di mistero. Dividerà l’opinione dei fan la telecamera “a mano”, con costanti scossoni involontari che potrebbero portare a un certo senso di nausea nei soggetti più sensibili, ma che allo stesso tempo risulta azzeccata per aumentare il livello di realismo. Infine non possiamo che lodare il sound design, caratterizzato da un audio posizionale e una colonna sonora minimalista.
Conclusioni
Non c’è posto per gli eroi nelle trincee di 1916. Si tratta di un’esperienza videoludica dalle tinte horror che difficilmente può essere inquadrata come un semplice “gioco”, ma che crediamo meriti di essere portata a termine.
Sito ufficiale: http://1916.dadiugames.dk/