Continua il nostro viaggio nei meandri dell’art gaming. Oggi vi presentiamo I Can Hold My Breath Forever, una tanto breve quanto onirica esperienza sviluppata dallo studente americano Jake Elliott.
Anteprima di gioco
Il mercato videoludico indipendente è da sempre il luogo ideale per chiunque sia alla caccia di originalità, talento e un pizzico di ambizione. I Can Hold My Breath Forever è l’opera di un giovane Jake Elliott, divenuto celebre con l’acclamato Kentucky Route Zero, pubblicato nel 2010 per l’annuale “Experimental Gameplay Project”. Parlare di meccaniche sperimentali sarebbe però riduttivo verso gli sforzi del programmatore, cimentatosi in una difficile opera in cui la componente narrativa la fa da padrone. Il titolo è essenzialmente un puzzle game in cui guideremo un personaggio virtuale attraverso un’intricata serie di cunicoli e caverne sotterranee. Il più grande avversario sarà il tempo, in quanto sott’acqua il protagonista potrà trattenere il fiato solamente per dieci secondi. Nel caso in cui dovessimo fallire potremo tuttavia contare su rapidissimo respawn, per riprovare quasi istantaneamente l’ultima sequenza. In ogni caso, nonostante certi punti riescano a darci del filo da torcere, il livello di difficoltà non è mai troppo elevato e l’intera esperienza si esaurisce in qualche decina di minuti.
Il fiore all’occhiello della produzione odierna va ricercato nella tematiche proposte e nella maturità con cui queste vengono affrontate. Il semplice pretesto iniziale, ovvero la ricerca di un amico che si è disperso, è solamente l’ingresso verso uno spettro più ampio di elementi, che includono l’importanza dei ricordi, il reciproco sostegno, il valore dell’amicizia e molto altro. Il senso dell’esperienza è altamente soggettivo e può far nascere questioni rilevanti nella mente di ogni giocare; il viaggio per ritrovare qualcuno si trasforma in un percorso interiore ricco di simbolismi e metafore cariche di espressività. Il finale, che naturalmente non vi racconteremo, è un inaspettato colpo di scena in grado di lasciare senza fiato, la degna conclusione di un effimero (ma intenso) cammino.
Trovandoci in pieno territorio indipendente non possiamo aspettarci molto dal lato tecnico, se non un’ottimizzazione adeguata agli standard attuali. Per fortuna la produzione di Jake Eliott non delude ed è esente da fastidiose sbavature come bug e rallentamenti. Siamo rimasti parzialmente delusi dal comparto grafico, sicuramente votato a un estremo minimalismo che rimanda alla pixel art. Eccellenti invece gli effetti di luce, che riescono persino ad avere un ruolo preponderante nelle meccaniche di gioco. Conclude il tutto un impeccabile sound design, caratterizzato da un’unica traccia strumentale in continua mutazione con la storia.
Conclusioni
I Can Hold My Breath Forever è un puzzle game che ci sentiamo di consigliare, una brevissima e nostalgica avventura sostenuta da un comparto tecnico più che sufficiente.
Sito ufficiale: http://dai5ychain.net/breath/